venerdì 12 dicembre 2008

Lettera n.4

Non ho creduto di essere io, non subito almeno.

Mi guardavo dall’esterno attraversare la piazza affollata di gente senza riconoscermi, scansare le persone, aggirarmi tra i rivenditori di anticaglie, le bancarelle di frutta fresca e colorata, il giornalaio, il bar grande coi tavolini fuori. Assistevo alla scena di me fermo immobile al centro, ruotare la testa, cercare tra la folla. Quell’uomo che ero io all’improvviso cancella la coscienza di se’, dell essere al mondo: si sposta in una realta’ esclusiva e parallela, appoggia una mano alla colonna, accarezza con lo sguardo qualcosa, si allarga in un’espressione ebete, incantata.

In quel preciso momento mi riconosco, quando guardo nella stessa direzione in cui guarda quell’uomo, quando ti vedo arrivare.

Nessun commento: